sabato 14 agosto 2010
Arriva Fulvio!
E lo vado a recuperare in aeroporto qui a Bangkok dato che da li’ proseguiamo per Chiang Mai.
Il ragazzino della guesthouse mi suggerisce di prendere il nuovo (si fa per dire, sono anni che la linea ed i treni sono pronti ma non veniva mai inaugurato il servizio) treno per l’aeroporto, comodissimo e sopratuttto gratuito in questo periodo dato che lo stanno testando. Il vocabolo “gratuito” esercita su di me un fascino irresistibile, cado nella tentazione…anche perché la transumanza dall’aeroporto alla citta’ il giorno in cui sono arrivata me la risparmio volentieri.
Prendo quindi la metro fino alla stazione di cambio e mi accingo baldanzosa a questa nuova emozionante esperienza. Chiedo informazioni alla gentile e totalmente ignara dell’esistenza della lingua inglese signorina dell’info point della metro (qui in Thailandia pare che la lingua inglese non sia affatto di moda), la quale più a segni e numeri che parole mi fa capire che il treno viaggia in test solo midweek e solo in certi orari. Oggi è domenica. Ecco.
La signorina mi suggerisce di riprendere la metro, scendere alla stazione successiva e prendere il bus di linea per l’aeroporto oppure uscire a questa stazione e prendere un taxi. Secondo voi???????????? In realtà il taxi è stato per un attimo una tentazione, Giorgio mi ha spiegato che qui a Bangkok i taxi sono molto economici ma non riesco proprio ad entrare nell’ordine di idee che un taxi costi poco e quindi riprendo mestamente la metro e scendo alla stazione successiva, pago la differenza della metro ad un altro gentilissimo e questa volta un pochino più internazionale impiegato della metro (ogni fermata ha una tariffa diversa, alla partenza viene elargito un gettone che andrà uilizzato per uscire, se l’importo non è corretto si rimane imprigionati nella metro a vita o finchè non si decide di pagare la differenza). Conviene pagare (questa info è per gli italiani che, come sempre, credono di poter fare i furbi e quindi per esempio pagare la tariffa della prima fermata e poi scendere in Giappone).
Il gentilissimo ragazzo dell’info point della metro si prodiga anche in spiegazioni circa l’autobus da prendere e mi disegna anche una chiarissima mappa. Che però non mi può dare dato che l’ha disegnata sul retro di un foglio importante pare.
Prendo il bus di linea (tutto l’ambaradan metro + bus di linea alla fine risulta largamente più economico e comodo dato il risparmio di tempo rispetto all’Express Bus utilizzato all’arrivo) e giungo a destinazione con largo anticipo. Wow….fiuuu…temevo di arrivare in ritardo….
Non mi pareva bello che uno che percorre migliaia di km arrivasse puntuale all’appuntamento ed io che dovevo fare si e no 25 km arrivassi in ritardo ed a dirla tutta non deponeva nemmeno molto a favore delle mie capacità organizzative, era un po’ una figuretta, diciamocelo….
Fulvio è in forma e sorridente, le 4 ore di attesa per il volo che ci porterà al nord volano, i pettegolezzi di bassa leva, gossip e racconti non si contano! E tutto in lingua italiana!!!!!
Egli è giunto con una valigia degna del più stimato emigrante italiano della fine del secolo scorso, purtroppo mancava lo spago intorno che avrebbe fornito all’enorme contenitore anche un tocco retrò; carico di doni da parte della mia famiglia, un fantastico piccolo netbook che mi consentirà di molestarvi sovente, lettere, dentifrici ed altri ammennicoli e poi …parmigiano , pane pugliese ed emmenthal!!!!!!!!!!!!!!! Che purtroppo sono chiusi in valigia quindi devo attendere la sera per addentarli! Una bontà divina….. Grazie famiglia!!!!!!!!!!!!
La guesthouse a Chiang Mai, Banihla Guesthouse, è davvero deliziosa (tranne che per il dettaglio di due poveri gatti tenuti al guinzaglio), lasciamo la mia valigia e la madre di tutte le valigie (quella di Fulvio) e ci appropinquiamo al famosissimo Sulday Market. Il mercato pare essere molto bello ma arriviamo abbastanza tardi e poi, si sa, non è divertente girare per mercati con gli uomini che tipicamente non distinguono una borsa da una sciarpa e ti dicono sempre che stai bene qualsiasi cosa tu provi, anche la più mostruosa, pur di accelerare l’uscita da quello che evidentemente considerano uno dei gironi infernali citati da Dante ….
La cittadina, scopriremo il giorno successivo, è a misura d’uomo e carina, i templi sono belli ed alcuni anche un po’ diversi dal solito. Decidiamo di fare un’escursione-minestrone, dentro c’è un po’ di tutto.
I compagni di avventura (si fa per dire) sono di diversa nazionalità, due gigioni irlandesi, dei tedeschi, austriaci, olandesi, io e Fulvio sembraimo i genitori di tutti.
Tralascio la descrizione della butterfly & orchid farm che non ha particolarmente toccato il nostro cuore, si va dagli elefanti!!!
Gli animaloni ci ricevono con entusiasmo, hanno delle faccione mansuete e simpatiche, sono puliti, lavati e stirati di tutto punto (il business è geniale, esiste anche un’escursione nella quale i viandanti pagano per lavare gli elefanti, che a questo punto vengono poi consegnati ad altri escursionisti che nello specifico saremmo noi).
Sembrano davvero trattati con molta cura e benevolenza.
I poveretti a questo punto devono portarci in giro, ogni elefantone porta 3 persone, 2 in una specie di trono che ti senti proprio la Queen Elizabeth in gita formativa in un paese straniero, molto coloniale, ed un altro arroccato sul colla dell’elefante, senza sella, tenendosi stretto, all’occorrenza, alle orecchie dell’animale. Fulvio è stato sorteggiato per quella posizione. In realtà si è poi offerto volontario.
L’ora trascorsa con gli elefanti è divertente ed alla fine li rifocilliamo (solo in parte dato che abbiamo scoperto che ingurgitano 250 kg di cibo al giorno), ovviamente paghiamo per farlo….vedasi shooting dell’evento…
Purtroppo non siamo riusciti ad immortalare la reazione dell'elefante alle ripetute molestie di un gattino, si è imbizzarrito ed ha tentato di farne polpette, senza risultato.
Proseguiamo con il trekking fino a delle cascate decisamente scivolose e la guida (che ha aperto una braccia nel cuore di Fulvio, deliziosa) se ne esce con questa frase durante il cammino: “siete fortunati, di solito piove sempre ed oggi non ha ancora piovuto “ (traduzione dal inglo-thai all’inglese con diverse consultazioni alle quali partecipa compatto tutto il gruppo e poi dall’inglese all’italiano). Ecco. Sembra un po’ come in “Frankestein Junior” quando si disse: “potrebbe essere peggio…potrebbe piovere…”.
Infatti, tempo 10 minuti e cosa succede????
Stoici proseguiamo il cammino sotto la pioggia in mezzo alle risaie, l’amibientazione fa un po’ Vietnam nei suoi giorni peggiori…. In realtà è molto divertente e ridiamo.
E adesso rafting!
Siamo in 5 sul gommone + la guida, la discesa è davvero divertente! Purtroppo a metà strada perdiamo la guida che cade in acqua ma viene prontamente ripescata da un compagno di avventura. E’ brutto chiedersi perché dobbiamo pagare una guida che è più imbombita di noi?
La giornata si conclude con il cosiddetto bamboo rafting, praticamente finite la rapide si viene trasbordati su uno zatterone di bamboo di quelli che Fulvio ha detto che andavano di moda quando faceva lo scout e si prosegue per un po’, totalmente immersi nel fiume marrone dato che la nostra zattera era troppo carica di peso. Io casco tra due zattere spinte in direzioni opposte. La mia maglietta “San Francisco il in my heart” non si è più ripresa dalla gita. E’ completamente marrone.
Anche le Nike hanno subito un colpo mortale dato che dopo 3 passi dall’inizio della giornata mi sono impantanata col mio left foot, sono affondata nella melma fino a ben oltre la caviglia e non riuscivo più a venirne fuori. Patetica.
Nel complesso direi che sembravamo davvero il gruppo Vacanze Piemonte ma nonostante tutto ci siamo divertiti moltissimo!
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Caspita, a sapere che ti stavano preparando un pacco da emigrante ci avrei messo anche io qualcosa, chessò, uno "strano" ad esempio. La parmigiana te la avrà di sicuro mandata la Giulia!!!!
RispondiEliminaOh, io sono rimasta un po' indietro, ma anche tu!!!! Non sei già a Singapore??
Speriamo che almeno li si stia più tranquilli, direi che hai bisogno di un po' di pausa da paesi difficili, straziati da povertà e abbruttimento umano.